La bisnonna di Davide.Rut 6. #giovaniebibbia
- Domini Canes
- 12 feb
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«Tramontata è la luna / e le Pleiadi sono a mezzo della notte. / Anche la giovinezza si sta dileguando / e io sono sola nel mio letto». Citiamo questo frammento celebre della poetessa greca Satto, vissuta tra il VII e il Vi sec: a.C. nell'isola di Lesbo […] Anche nel nostro cielo talora la luna piena regredisce e lancia, quando è limpido il firmamento, i suoi raggi capaci di creare sentimenti simili a quelli espressi nei versi che abbiamo evocato. Alla pagana Saffo noi, però, nella galleria di ritratti giovanili biblici che stiamo allestendo, sostituiamo un'altra donna, la dolce e bella Rut, anche lei appartenente a una popolazione straniera rispetto a Israele.
La immaginiamo in quella notte quando, sull'aia dove si è festeggiata la mietitura, si è stesa per dormire ai piedi di colui che sarà il suo futuro marito, Booz. «Verso mezzanotte quell'uomo ebbe un brivido di freddo, sì girò e vide la donna sdraiata ai suoi piedi. Domandò: "Chi sei?" Rispose: "Sono Rut tua serva"» (3,8-9). Quel ricco proprietario terriero che si era già invaghito di lei, giovane vedova poverissima, stende nel lembo del mantello in cui era avvvolto come coperta notturna, compiendo il gesto simbolico orientale della dichiarazione di matrimonio.
Alle spalle di questa ragazza straniera - era originaria della regione di Moab ove aveva sposato un emi-grante ebreo - C'era una storia di sofferenza e di miseria. Rimasta presto vedova e senza sostegno economico, aveva deciso di emigrare lei stessa, seguendo la suocera Noemi che rientrava nel suo paese d'origine, Betlemme in Giudea. Si era, così, convertita al Dio d'Israele, confidando alla suocera: «Il tuo popolo sarà il mio popolo, il tuo Dio sarà il mio Dio» (1,16). Ma anche là, nella futura patria di Davide e di Gesù, l'esistenza era stata grama, costrette com'erano le due donne a vivere da spigolatrici.
C'era, infatti, una norma biblica che affermava:
«Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero» (Levitico 19,9-10). Questa giovane donna aveva dovuto, perciò, vivere l'esperienza amara di tante sue coetanee e coetanei dei nostri giorni, presi alla gola dall'assenza di lavoro e di possibilità di sostegno, soprattutto se stranieri.
Una vicenda triste che, però, all'improvviso è attraversata dall'amore che irradia di luce quella giovinezza cupa, rendendola gioiosa attraverso il matrimonio. Booz, il nuovo marito, le darà anche l'allegria di stringere tra le braccia un maschietto, Obed (*Servo del Signore"), che la nonna Noemi a sua volta coccolerà, al punto tale che scherzando le vicine esclamavano: «È nato un figlio a Noemi!» (4,17).

Abbiamo scelto di introdurre Rut nella sequenza dei giovani della Bibbia anche a causa del finale del delizioso libretto a lei dedicato che contiene una genealogia i cui ultimi anelli sono: «Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò lesse e lesse generò Davide» (4,21-22). A questa genealogia sovrapponiamo quella di Gesù che in uno dei suoi passaggi recita così: «Booz generò Obed da Rut, Obed generò lesse, lesse generò il re Davide» (Matteo 1,5-6). Il grande re di Giuda e lo stesso Gesù ebbero come antenata una straniera emigrata e vissuta nella miseria, un monito contro ogni razzismo becero, anche se ammantato di motivazioni pseudo-cristiane.
G. Ravasi, cuori inquieti, 55- 57
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